Invidiatemi come io ho invidiato voi
scritto e diretto da Tindaro Granata
con (in ordine alfabetico) Tindaro Granata, Mariangela Granelli,
Paolo Li Volsi, Bianca Pesce, Francesca Porrini, Giorgia Senesi
voce registrata del magistrato Elena Arcuri
assistente alla regia Agostino Riola
scene e costumi Eliana Borgonovo
disegno luci Matteo Crespi
elaborazioni musicali Marcello Gori
produzione BIBOteatro e Proxima Res
“Se volessi essere banale e superficiale direi che la bambina rappresenta la nostra Italia. La perdita di un’innocenza stuprata dalla nostra disonestà.
A volte sono banale.
Il testo è basato su una storia vera, ma il riferimento che c’è sotto è puramente metaforico”.
Tindaro Granata
Prendendo spunto da un caso di cronaca realmente accaduto, vengono analizzati e messi in scena i rapporti nascosti di una micro società, come potrebbe essere una famiglia, incentrata sull’egoismo e la necessità di soddisfare i propri bisogni personali a discapito di chi ci sta accanto.
Una giovane donna, madre di una bambina, ha una relazione col datore di lavoro di suo marito. L’amante, è interessato alla bambina. Il marito della donna ignaro di tutto. Accade il peggio.
Con un perfetto meccanismo scenico che mescola l’allestimento di tradizione e la messa in scena contemporanea, entrano in scena diversi personaggi che sono riconoscibili con le persone che ci stanno intorno: una vicina di casa che dice la sua, una cognata che osteggia la relazione tra il fratello e sua moglie, una nonna impegnata solo a fare il ruolo di nonna.
Lo spettatore è testimone assoluto di una vicenda lontana da se stesso, ma che gli appartiene nell’intimo, perché di tutti i personaggi, egli possiede una piccola parte, anche solo in un modo di guardare, di sedersi, di pensare.
Alla fine si capisce che il caso trattato era un caso di pedofilia, ma è solo un pretesto per parlare di altro, per parlare dei noi.
NOTE
Ho deciso di scrivere questo spettacolo perché volevo affrontare un tabù: parlare di un abuso su un minore.
Si può fare se viene preso a pretesto un caso, ma non si parli del fatto in sé.
Tutto è nascosto dietro a cose non dette, a cose che non si vuol vedere e a sensazioni che non ci si permette di ascoltare.
Ho voluto fare un’analisi “emotiva” di una micro società, come la famiglia, che gravita intorno ad un caso di pedofilia. Una madre, (mia sorella, mia moglie, io?) affida la figlia di due anni al suo amante (mio fratello, mio marito, un mio amico?) che di nascosto abusa della bimba. La piccola muore.
“Intorno” a questi due sciagurati, altre figure familiari (mia nonna, tua zia, la nostra vicina di casa, suo figlio, noi), che vivono il proprio egoismo dimenticandosi della povera protagonista: la bimba.
Quando sono in metropolitana, ascolto la gente. Per la strada, guardo la gente.
A volte mi rivedo in ciò che guardo e sento. Sono come loro! Quest’ idea, mi blocca. In questo fermo, sto appeso ad un filo tristanzuolo. Sgocciolo che siamo gente sola. Stiamo morendo per far vivere i nostri desideri, dimenticando come sia bello vivere, per far vivere i desideri degli altri.
Egoismo genera Solitudine. Solitudine genera Invidia. Invidia genera Infelicità.
Infelicità spinge gli uomini a cercare Felicità in “Ogniccosa”.
“Ogniccosa” è composta da “Ogni” e da “Cosa”, una è bianca e l’altra è nera; insieme diventano: Invidiatemi come io ho invidiato voi.
Lo spettacolo ha ottenuto i seguenti premi :
Premio Enriquez 2014 alla Drammaturgia
Selezione Visionari Kilowatt Festival 2014
Premio Fersen 2013 alla Regia
Premio “Mariangela Melato” – Prima Edizione 2013 – Attore Emergente
Tindaro Granata ha ricevuto il Premio “Mariangela Melato” come Attore Emergente con la seguente motivazione:
“… Per aver trattato un tema delicato come la pedofilia costruendo una parodia intelligente e ironica dei mondi dell’informazione e dello spettacolo senza perdere capacità e sensibilità di commuovere come del resto aveva già fatto in “Antropolaroid”, monologo in cui raccontava con leggerezza e maestria una galleria di irresistibili personaggi. ”