La materia oscura (perdendo Ettore Majorana)

Lo spettacolo debutterà in prima nazionale al Teatro Mina Mezzadri di Brescia dal 18 al 28 maggio 2020.

drammaturgia Davide Carnevali
regia di Carmelo Rifici e Proxima Res

con Caterina Carpio, Tindaro Granata, Emiliano Masala, Francesca Porrini

aiuto regia Mariangela Granelli
assistente Caterina Filograno
allestimento scenico Margherita Baldoni
disegno luci Gianni Staropoli
disegno sonoro Federica Furlani
immagini di Maddalena Parise / Lacasadargilla
voce registrata Mariangela Granelli

produzione Centro Teatrale Bresciano e Proxima Res

Quattro attori/relatori incontrano il pubblico in una conferenza sulla fisica quantistica.
I loro ricordi si fondono con le teorie scientifiche dei quanti e dei neutrini di Majorana.
Quattro personaggi che si interrogano sull’origine del Big Bang e le ipotesi del Big Crunch.
La storia di Majorana si confonde e si fonde con quella degli attori: un universo caotico di avvenimenti che richiama la visione della realtà che la fisica quantistica propone e che tocca una serie di problematiche teatrali che nascondono interrogativi più universali: cosa significa fare teatro? Imitare la realtà o produrre realtà? Chi sta parlando allo spettatore è una persona o un personaggio? Come smontare una storia? Come stabilire un contatto diretto e veritiero con il pubblico?
Sul palco si presentano quattro attori che giocano a essere ciò che non sono: tutti hanno qualcosa da dirci sul ruolo della cultura, il progresso della scienza e il problema della sparizione dell’intellettuale dalla scena contemporanea.

Note di regia

Come si può mettere in scena una conferenza sulla fisica quantistica? Che rapporto c’è fra il teatro, il problema della rappresentazione e le scoperte di Ettore Majorana? Queste sono le domande che mi sono posto dopo avere accettato di co-dirigere il curioso e suggestivo testo di Davide Carnevali, insieme alla compagnia Proxima Res.
Ho soprattutto cercato di aiutare gli attori ad appropriarsi di un materiale letterario solo apparentemente molto lontano dalla consuetudine teatrale. In realtà i rapporti tra scienza e teatro sono rapporti strettissimi e antichi. Entrambi i campi indagano il passato per dare delle ipotesi sul futuro, entrambi necessitano di strumenti empirici per dare visioni alle loro intuizioni, entrambi necessitano di continue verifiche, estremamente rigorose. Il testo di Carnevali però chiede di seguire una strada insolita e sorprendente: la strada della commedia; così una lezione scientifica da seria diventa improvvisamente “stupida”, apre nuove possibilità di rappresentazione, chiede alla rappresentazione di diventare spazio di ipotesi e non di certezze, dell’ironia in luogo della serietà, del gioco contro la lezione.
Lo spettacolo quindi vuole essere un esperimento senza pretese, ma rispettoso delle grandi domande della scienza: che cos’é il tempo? Come dobbiamo considerare il nostro essere tempo? E soprattutto: se il mondo è solo la rappresentazione che Dioniso ha fatto di noi, quanto conta il nostro sguardo su quella rappresentazione del mondo? E’ il nostro sguardo che crea il mondo?
Quest’affascinante viaggio non poteva essere compiuto senza il contributo artistico di Mariangela, Margherita, Francesca, Caterina, Emiliano e Tindaro e senza il prezioso aiuto di Maddalena e di Federica. Ringrazio tutti di cuore.

Carmelo Rifici